๐น๐ท I curdi smettono di combattere
Come leggere la svolta del Pkk; il nuovo numero della rivista di Aliseo
Nellโuscita di oggi
๐น๐ท I curdi smettono di combattere
๐น๐ท I curdi smettono di combattere
di Leonardo Venanzoni
La lotta armata dei miliziani del Partito dei Lavoratori Curdo, il Pkk (Partรฎya Karkerรฉn Kurdistan), รจ finita. O almeno, si รจ conclusa entro i confini del territorio turco. Dopo quarant'anni di attentati, imboscate e battaglie urbane, il Pkk, in ossequio alla richiesta del suo storico leader Abdullah Ocalan, ha ufficialmente deposto le armi.
Il gruppo si scioglie per confluire nei partiti democratici giร attivi nella scena politica di Ankara. ร una scelta storica, che mette fine al piรน lungo e sanguinoso conflitto interno affrontato dalla Turchia repubblicana. I dati sui danni provocati dallo scontro con i curdi, come spesso accade nel caso di guerre di questo tipo, sono incerti.
Le stime sulle morti causate dall'insurrezione fin dal 1978, anno della nascita del Pkk, vanno dalle 30mila alle 40mila unitร , con picchi di circa 2mila morti allโanno raggiunti nei momenti di maggior intensitร dello scontro. Nonostante i ripetuti cessate il fuoco, nel 1993 e nel 2013, la contrapposizione tra questo partito/movimento e il governo centrale di Ankara รจ stata per decenni il punto dominante di tutta la vita politica del Paese.
Proprio per questo l'apertura voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan e dal leader curdo Abdallah Ocalan necessita di essere ben contestualizzata per comprendere appieno il perchรฉ della scelta di smettere di combattere.
La Turchia, a oggi, affronta tali e tanti mutamenti socio-politici da rendere il futuro del Paese ancora incerto. Fin dalla sua salita al potere Erdogan ha tentato di trasformare la Repubblica da piccola potenza locale ad attore egemone regionale, con risultati che sono stati alle volte strabilianti e alle volte molto deludenti.
Proprio i contrattempi affrontati dal governo, situazione economica molto grave e tenuta interna molto precaria, hanno causato nell'ultimo anno e mezzo una perdita di popolaritร del presidente e della sua forza politica, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Ak Parti).
Alle elezioni locali del 2024 il partito di Erdogan ha ottenuto solo il 32% delle preferenze, un calo di dieci punti percentuali rispetto alla precedente tornata, e ciรฒ ha messo in seria crisi la presa dellโAk sulla Turchia. Con le presidenziali sempre piรน vicine, nel 2028 a patto che non si vada a elezioni anticipate, e con la necessitร di trovare un modo per potersi ricandidare per un terzo mandato, Erdogan ha dunque bisogno di ottenere l'appoggio di altre forze politiche per mantenere il potere.
Qui entrano in gioco i curdi, i quali possono spostare un numero consistente di voti, la minoranza ammonta a circa 18-20 milioni di cittadini, e garantire, forse, un maggior sostegno popolare al presidente.
In cambio, ovviamente, del riconoscimento delle istanze della minoranza e della cessazione delle ostilitร tra il governo centrale e la popolazione curda dell'est e del sud-est del Paese. Proprio in quest'ottica va dunque inquadrata l'apertura verso il Pkk.
Anche un altro fattore, questa volta di ordine strategico, ha favorito la riconciliazione tra Ankara e il Partito dei Lavoratori, vale a dire la mutata statura internazionale della Turchia. Negli ultimi anni il Paese mediorientale รจ infatti diventato un attore decisamente piรน rilevante, geopoliticamente parlando, rispetto al passato.
La ricerca della stabilitร
In Siria Ankara ha ottenuto una strabiliante vittoria, riuscendo a portare al potere i gruppi islamisti ribelli opposti al regime di Bashar Al Assad dopo quasi quindici anni di guerra. Per i turchi questo ha significato l'espansione diretta della propria influenza nel vicino Paese, che a oggi ha firmato numerosi accordi di collaborazione tanto nel settore civile, e in particolare energetico, quanto nel settore militare.
Questo stato di cose ha provocato, perรฒ, un aumento sensibile degli impegni in Siria della Turchia, che si รจ trovata a doversi far carico della sicurezza del nuovo proxy siriano pressochรฉ da un giorno all'altro.
Sempre in Medio Oriente, il Paese si รจ poi presentato, specialmente nell'ultimo anno e mezzo, come una delle piรน credibili forze anti-israeliane, sebbene ancora solo in maniera dialettica e non pratica, e si รจ candidato a diventare il punto di riferimento dell'Islam sunnita nel Levante.
Un compito oneroso specialmente nella giร citata Siria, dove le sfere d'influenza di Ankara e Tel Aviv arrivano a intersecarsi pericolosamente. In Europa, invece, la Turchia si รจ presentata come una delle forze piรน rilevanti nella mediazione per un cessate il fuoco, e per la pace che ne potrebbe seguire, nel conflitto tra Mosca e Kiev.
Tutte sfide che richiedono uno sforzo notevole al Paese e alla sua leadership e che espongono Ankara a tanti problemi quanti sono i vantaggi che degli eventuali successi potrebbero portare. Da qui deriva l'altra necessitร che ha spinto Erdogan a chiudere il lungo e sanguinoso capitolo dall'insurrezione curda.
Con cosรฌ tante sfide e complessitร all'orizzonte gestire anche la guerra civile a bassa intensitร con il Pkk avrebbe rischiato, sul medio periodo, di mettere in seria difficoltร Ankara e i suoi servizi di sicurezza.
Verso una pacificazione regionale?
Oltre a quanto detto finora, perรฒ, potrebbe esserci anche un terzo aspetto che merita di essere analizzato, ovvero quello legato al cosiddetto โinternazionalismo curdoโ. Fin dalla sua fondazione, infatti, il Pkk ha sempre perseguito la sua lotta, prima per uno Stato indipendente e poi per una maggiore indipendenza, in piรน di un Paese della regione.
Filiali locali del Pkk sono attive sotto altri nomi anche in Siria e qualche nucleo del partito si trova persino nel vicino Iraq. Anzi, negli ultimi anni queste โsuccursaliโ sono divenute anche piรน rilevanti e influenti dell'originale formazione turca.
In Siria, in particolare, le Unitร Popolari di Protezione (Ypg), associate al Pkk, hanno dominato durante tutto il periodo della guerra civile un'ampia fetta di territorio nel nord, direttamente a ridosso del confine turco. In Iraq, invece, altri gruppi vicini al Partito dei Lavoratori hanno costruito vari campi d'addestramento e piccole comunitร nell'area Nord-occidentale del Paese, divenendo nell'ultimo decennio una sorta di piccole cittadine de facto autonome.
Il caos diffusosi in entrambi i Paesi durante la guerra civile siriana e l'ascesa di Daesh ha permesso alle formazioni curde, tanto in Siria quanto in Iraq, di acquisire sempre piรน armi e di professionalizzarsi.
Fin dal 2015, come conseguenza di questo sviluppo, l'esercito turco ha combattuto a piรน riprese oltre confine, colpendo tanto le Ypg quando le enclavi curde irachene. Spesso si รจ trattato di vere e proprie invasioni su piccola scala, le quali perรฒ non hanno mai sradicato definitivamente la presenza di queste organizzazioni lungo il confine di Ankara.
Per ora, la smilitarizzazione del Pkk non sembra collegata alla rinuncia alla lotta armata da parte di questi gruppi โesterniโ affiliati ma รจ plausibile che nei calcoli dei turchi ci fosse anche un occhio di riguardo verso gli sviluppi al di lร del confine.
Con lo scioglimento del Pkk, infatti, questi gruppi si troveranno in difficoltร : il loro leader ideologico, Ocalan, ha scelto la pace con il vecchio nemico turco e i loro principali alleati hanno smesso di combattere.
Proprio per questo, non รจ azzardato supporre che presto anche le Ypg e le altre filiali irachene si riavvicineranno ai turchi per ottenere un cessate il fuoco o la pace. Tutto ciรฒ avrebbe, evidentemente, ripercussioni immediate sulla tenuta del nuovo governo filoturco di Damasco, il quale fatica ancora a esercitare un reale potere sulle aree controllate dai curdi nella Jazira siriana.
Per il momento, perรฒ, le formazioni siriane sembrano non fidarsi abbastanza del nuovo governo centrale. Fin dalla caduta di Damasco si sono verificati scontri nell'est tra le milizie fedeli ad Al-Sharaa e ciรฒ che resta del fronte curdo, anche se solo raramente si รจ trattato di conflitti di portata rilevante.
Ciรฒ nonostante, questo dimostra plasticamente quanto la situazione rimane tesa nonostante l'apertura dei nuovi signori della Siria verso le minoranze del Paese. Nel prossimo futuro non รจ impossibile ipotizzare che i curdi siriani agiranno in controtendenza rispetto a quelli turchi, specie se lo scontro tra Damasco e i drusi nel sud dovesse esacerbarsi.
Nel complesso dunque la manovra di Ankara e del Pkk curdo, anche al netto dei potenziali problemi in Siria, promette bene in termini di pacificazione regionale. Del resto, Erdogan e Ocalan, seppur guidati da motivazioni tutt'altro che umanitarie, hanno aperto la porta alla potenziale conclusione di uno dei piรน sanguinosi e letali scontri del Medio Oriente.
ร ancora presto per giudicare gli effetti che questa mossa avrร anche negli altri Paesi ma in Turchia i presupposti, nonostante tutto, possono essere definiti accettabili. E vista la rilevanza di Ankara sullo scacchiere regionale non รจ difficile immaginare che la conclusione di questa guerra determinerร un drastico mutamento nelle dinamiche geopolitiche di tutto il Levante.
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