🪖🇮🇹 I soldati italiani nel mondo
Le missioni militari italiane nel 2024; In più: come sono andate le elezioni europee
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🪖🇮🇹 Dove sono i militari italiani all’estero?
🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
🇪🇺🗳️ Come sono andate le elezioni europee?
🪖🇮🇹 Dove sono i militari italiani all’estero?
di Michele Ditto
Tre mesi fa, in audizione al Parlamento, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto il punto sul bilancio del 2024 in termini di missioni italiane all’estero: 36 in tutto, con una spesa di 1,4 miliardi di euro per un previsto impiego di circa 7.500 militari e un contingente massimo autorizzato di 12mila unità.
Queste rappresentano «uno sforzo significativo, maturo ed equilibrato che pone l'Italia tra i maggiori contributori della pace a livello internazionale», ha detto il ministro della Difesa.
Le ultime missioni militari attivate sono state l’operazione Levante, che prevede l'impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza (192 unità massime) e l'operazione dell'Unione europea Aspides, che mira a proteggere la navigazione nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi, e di cui l’Italia vanta il comando tattico. In tutto, le nuove missioni militari per il 2024 avranno un impatto economico di 45,9 milioni di euro.
Lo stato delle missioni militari italiane all’estero
Analizzando la distribuzione geografica delle attuali missioni italiane all’estero, si evidenzia la crescente attenzione della Penisola verso il decisivo continente africano. Roma è impegnata in Africa attraverso numerose missioni bilaterali in quadranti strategici come il Sahel, il corno d’Africa e il golfo di Guinea - qui in funzione di contrasto alla pirateria e protezione dei siti estrattivi di Eni.
In Niger (500 unità), l’Italia addestra le forze armate di Niamey e mantiene un canale di comunicazione privilegiato, praticamente l’unico in Occidente, con un importante Stato africano, al centro delle rotte migratorie che interessano la Penisola.
In Libia, Roma supporta e assiste il governo di Tripoli con 200 unita. La missione bilaterale di assistenza e supporto nell’ex quarta sponda (Miasit) punta in particolar modo a potenziare le capacità delle istituzioni locali e ad addestrare le forze di sicurezza libiche al fine di incrementarne le capacità complessive.
I militari italiani, all’interno delle missioni europee Eutm Somalia (171 unità) ed Eutm Mozambico (15 unità), addestrano anche le forze di Mogadiscio e Maputo. Infine, la Penisola porta avanti i suoi interessi anche a Gibuti, dove possiede la base operativa interforze “Amedeo Guillet”, che ospita mediamente un centinaio di militari.
L’Europa resta però il quadrante fondamentale, che assorbe più del 55% delle unità italiane impegnate in incarichi all’estero.
Alle missioni Air Policing e Air Shielding della Nato - impegni volti a sorvegliare lo spazio aereo europeo dell'Alleanza Atlantica - Roma partecipa con 300 unità. Mentre alla Nato Joint Enterprise nei Balcani occidentali, di cui fa parte la Kosovo Force, con un massimo di 1550 uomini. Quest'ultima, iniziata negli anni '90, rappresenta uno degli impegni più duraturi per l’Italia.
Roma partecipa inoltre a varie missioni dell’Unione Europea dispiegate nel continente e nel Mar Mediterraneo, come Eufor Althea (247 unità) per addestrare le forze armate bosniache, ed Eumam Ucraina (80 unità), per formare le forze armate di Kiev.
Nel Mare Nostrum, l’obiettivo italiano ed europeo è quello di ampliare la cooperazione con gli Stati del Maghreb, anche per mitigare il fenomeno migratorio. Tra le missioni principali vi sono Mediterraneo Sicuro (822 unità), Eunavfor Med Irini (459 unità) e Nato Sea Guardian (268 unità).
Infine ci sono le missioni militari in Medio Oriente, le cui priorità includono la stabilità della regione al fine di non mettere a rischio l’approvvigionamento energetico della Penisola, che importa quasi il 50% del greggio dalla regione.
Con 105 unità massime dispiegate, la missione di addestramento delle forze armate libanesi (Mibil) iniziata nel 2015 è una delle più importanti sul piano bilaterale.
Tuttavia, le missioni di maggiore portata per Roma nella regione sono la United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil) – attiva dal 1979 – che vede autorizzate ben 1292 unità, e la coalizione internazionale di contrasto a Daesh (Operazione Prima Parthica, con 1055 unità). A queste si aggiunge la Nato Mission in Iraq, con una consistenza massima di 75 militari.
L’ impegno militare italiano è sostenibile nel tempo?
Le missioni italiane coprono aree strategiche che spaziano dal Mediterraneo allargato al fianco orientale della Nato, fino all’Africa e al Medio Oriente. Negli ultimi decenni il numero delle missioni italiane è cresciuto significativamente, senza però un corrispondente aumento del bilancio.
Secondo il documento programmatico pluriennale (Dpp) della difesa per il 2023-2025, i fondi destinati a questa voce di spesa per il 2023 ammontano a circa 27,75 miliardi di euro, pari all'1,38% del Pil nazionale. Un dato ben lontano dalla soglia del 2% del Pil concordata con la Nato nel 2014, prevista inizialmente per il 2024 e poi rinviata al 2028 dal parlamento, con una mozione approvata quasi all'unanimità nel 2022.
La questione che sorge spontanea è come l’Italia possa mantenere una presenza crescente nelle operazioni in terra straniera senza un adeguato aumento del budget per il settore della difesa. Se Roma intende mostrarsi come un partner affidabile e coerente con le proprie ambizioni di tutela degli interessi nazionali, sarà necessario garantire la sostenibilità dello strumento militare.
Tuttavia, la Penisola deve affrontare anche gli umori dei suoi cittadini, inclini ad adottare posizioni pacifiste, contrarie a gravose missioni all’estero e ad aumenti della spesa militare. Secondo una ricerca di Swg, l'87% degli italiani è contro politiche militariste. Un dato in crescita da 15 anni, ma che ha subito un’accelerazione dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Anche per questo motivo la prospettiva di nuovi impegni militari a livello di risorse e di uomini appare irrealistica, almeno non prima di aver condotto un’adeguata armonizzazione di quelli già in corso. La logica a-strategica di molte delle missioni italiane all’estero, spesso pegni da pagare ai vincoli esterni piuttosto che veicoli dell’interesse nazionale, pesa molto in questo senso.
Il quadro complessivo precisa che sono nove le missioni svolte in ambito Nato, nove quelle in ambito Ue e cinque in quello Onu. A queste se ne aggiungono altre tre che si svolgono in un contesto di “coalizione”, mentre delle rimanenti 10 esclusivamente nazionali, diverse sono più che altro basi/impegni in prevalenza logistici, con poco personale.
Date le risorse scarse, e il presentimento che in futuro l’impegno militare richiesto dall’Italia nel mondo aumenterà notevolmente, sarebbe forse meglio distinguere le missioni necessarie per la salvaguardia dell’interesse nazionale da quelle portate avanti principalmente per scopi diplomatici.
Dunque, realizzare dei tagli dove serve, in modo da aumentare le risorse per le missioni che contano, senza dover giustificare aumenti di budget per il delicato settore della Difesa. L’Africa, il continente di gran lunga più importante per il futuro del Bel Paese, dovrebbe rientrare all’interno di questi calcoli, a scapito di teatri secondari (come il Medio Oriente, o la stessa Europa).
Con l’annuncio del Piano Mattei e l’attivismo dimostrato nel caso della situazione nigerina, la Penisola sembra aver quantomeno inquadrato la direttrice strategica da perseguire. I passi da muovere, tuttavia, sono molti e complicati. Tanto da rendere impossibile, per il momento, un giudizio definitivo.
Per approfondire:
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🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
L’Italia prevede di fornire un secondo sistema di difesa aerea all’Ucraina in risposta alle richieste di Kiev di maggiori aiuti per proteggere le sue città e le infrastrutture energetiche da una rinnovata offensiva aerea russa.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha confermato l’imminente donazione in un’intervista all’emittente pubblica Rai lunedì sera, anche se non ha fornito alcuna tempistica specifica per la consegna del sistema. Roma ha già fornito lo scorso anno una batteria Sampt-T.
"Italia e Albania sono storicamente nazioni amiche, che sono abituate a collaborare insieme e io voglio ringraziare ancora una volta il primo ministro Rama e il popolo albanese per aver offerto il loro aiuto e aver stretto con noi un accordo di grande respiro europeo". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro albanese Edi Rama dopo la visita all'hotspot per migranti a Shengjin, in Albania.
"Vediamo che la posizione dell'Italia (verso la Russia) è più contenuta rispetto ad altri Paesi europei e notiamo questo in modo adeguato". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin rispondendo a una domanda dell'Ansa durante un'intervista con alcune delle principali agenzie internazionali. "In Italia - ha aggiunto Putin - non si diffonde una russofobia da cavernicoli e lo teniamo in considerazione. Noi speriamo che quando la situazione riguardo all'Ucraina comincerà a stabilizzarsi, riusciremo a ristabilire relazioni con l'Italia forse anche più velocemente che con qualche altro Paese".
Quaranta contenitori di concentrato di pomodoro cinese sono arrivati a Salerno, in Italia, dopo un viaggio di 10.000 chilometri dallo Xinjiang. L’associazione degli agricoltori Coldiretti protesta contro le “importazioni sleali” e lo sfruttamento dei lavoratori cinesi, sottolineando che il 90% del concentrato di pomodoro cinese proviene dallo Xinjiang, dove l’etnia degli uiguri è al centro di un radicale programma di assimilazione.
Il Consiglio dei Ministri ha ratificato ufficialmente l'Accordo di Cooperazione in materia di Difesa firmato dai governi italiano e indiano il 9 ottobre 2023. L'accordo mira a rafforzare la cooperazione nella politica di difesa e nel settore industriale e commerciale. In particolare, l'accordo apre alla cooperazione nel settore dei servizi di sicurezza e lo scambio di informazioni tra i rispettivi servizi segreti. Il documento è stato firmato dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto e dall'omologo indiano Rajnath Singh. Nel marzo 2023, durante la visita del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni in India, i due Paesi hanno elevato i loro legami a un partenariato strategico.
🇪🇺🗳️ Come sono andate le elezioni europee?
L’ultimo turno di elezioni europee premia i partiti conservatori, ma non tanto da mettere in crisi la leadership delle forze moderate che tradizionalmente esprimono la Commissione Europea. La tornata si chiude con una serie di segnali importanti – specie a livello nazionale – ma senza rivoluzioni.
A segnare il risultato migliore di tutti è il Partito Popolare Europeo (Ppe): già prima forza dell’Eurocamera, guadagna dieci seggi e arriva a quota 186. Reggono anche i Socialisti e Democratici, che nonostante il pessimo risultato ottenuto in Germania passano da 139 a 135 rappresentanti. Fortemente ridimensionate le forze liberali di Renew Europe (Re), che perdono quasi un quarto dei parlamentari, da 102 a 79.
Le forze di destra ottengono guadagni importanti. I Conservatori e Riformisti (Ecr) guadagnano quattro seggi – in particolare grazie alla performance di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (28,8%) – e tamponano il calo di consensi registrato in alcuni Paesi, come la Polonia.
Identità e Democrazia (Id) ottiene il risultato migliore di sempre. Con i risultati del Rassemblement National in Francia (31,4%) e di Die Freiheitliche Partei Österreichs in Austria (Fpo – 25,7%), la destra radicale avanza di ben nove seggi all’Eurocamera. Un risultato da leggersi alla luce del fatto che la seconda forza più importante del gruppo – Alternative für Deutschland – è stata espulsa alla vigilia delle elezioni europee.
I tedeschi di Afd si confermano infatti il secondo partito tedesco – 15.9% dei voti e 15 seggi – e riescono a tamponare il momento di difficoltà innescato da scandali e dall’ascesa della sinistra populista di Bsw – che ottiene un buon 6,2%. Restando tra le fila dell’estrema destra, anche i polacchi di Konfederacja ottengono un risultato importante: 12% dei voti e sei seggi.
Il risultato peggiore resta quello dei Verdi. Il gruppo ecologista non guadagna seggi in nessun Paese europeo e sconta l’esito delle elezioni europee in Germania, dove i Grünen quasi dimezzano i consensi. I Verdi passano dai 71 seggi delle scorse turnazioni a 53. Tiene invece la Sinistra, che perde appena uno dei 37 seggi ottenuti nel 2019.
Leggi il report completo sulle elezioni europee
L'Unione Europea svolta a destra ma la "maggioranza Ursula" regge. Il vero vincitore è il Ppe. Da Parigi a Berlino, le coalizioni di governo stentano. Con il tracollo dei Verdi, la Difesa passa davanti al Green Deal
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