Nellβuscita di oggi
πΊπΈπ¨π³ Il Mare Cinese Meridionale tra Stati Uniti e Cina: un possibile hot spot
πΊπΈπ¨π³ Il Mare Cinese Meridionale tra Stati Uniti e Cina: un possibile hot spot
di Daria Luisa Petrucci
La regione marittima del sud-est asiatico, contesa tra Cina, Vietnam, Filippine, Malesia, Brunei e Taiwan, si conferma oggi un punto critico nel panorama geopolitico asiatico, al centro di nuove dinamiche di rivalitΓ strategica.
Le esercitazioni militari congiunte note come Balikatan, concluse da poco, hanno fornito lβoccasione agli Stati Uniti per ribadire il proprio impegno nella difesa delle Filippine e lβintenzione di scongiurare una potenziale invasione cinese di Taiwan.
Il Mare Cinese Meridionale Γ¨ una regione cruciale per il commercio internazionale ed Γ¨ ricca di risorse, petrolio e gas naturale, che giΓ da decenni sollecitano lβappetito dei governi dei Paesi asiatici.
Oggigiorno il suo valore strategico ed economico aumenta, spinto da un lato dalla crescente domanda di energia su scala globale e dallβaltro dalla preoccupazione di unβimminente crisi del commercio internazionale.
In questβottica, la regione Γ¨ potenzialmente cruciale non solo per i Paesi vicini, ma anche per le altre potenze. Si pensi che ogni anno circa 1/3 delle merci trasportate via mare passa da queste acque, per un valore di oltre 3mila miliardi di dollari, rendendola uno dei passaggi marittimi piΓΉ trafficati e vitali per lβeconomia mondiale.
Acquisire il controllo di questβarea garantirebbe dunque lβegemonia su varie rotte strategiche commerciali e influenzerebbe direttamente la sicurezza energetica e le dinamiche economiche di molti Stati del sud-est asiatico.
Le contese in atto nel Mare Cinese Meridionale
Per queste ragioni, il Mare Cinese Meridionale Γ¨ di fatto al centro di complesse e intrecciate dispute territoriali che si protraggono da poco meno di un secolo: sono molte le piccole e medie potenze che si trovano ad interfacciarsi con le sempre crescenti ambizioni cinesi nellβarea.
Si tratta di unβarticolata rete di rivendicazioni territoriali che hanno a oggetto in particolar modo le catene insulari delle Paracel islands e delle Spratly islands, arcipelaghi che sono reclamati, almeno in parte, da sei Paesi diversi.
La nine-dash line, anche nota come linea dei nove punti, Γ¨ il segmento di demarcazione che indica il perimetro delle rivendicazioni di Pechino nella regione marittima.
Attraverso la linea, Pechino rivendica quasi tutto il Mare Cinese Meridionale, designando come cinesi anche aree che altri Paesi della regione considerano parte delle loro acque territoriali o delle loro zone economiche esclusive.
Le rivendicazioni cinesi basate sulla nine-dash line sono state ripetutamente contestate, dapprima dagli altri Paesi coinvolti e successivamente anche dallβintera comunitΓ internazionale e dagli organismi sovranazionali.
Nel corso degli anni Novanta e Duemila, la Cina ha agito adottando la grey zone tecnique, cioΓ¨ assumendo un atteggiamento apparentemente disinvolto e astenendosi dal compiere gesti che lβavrebbero condotta ad un conflitto aperto con gli altri attori regionali.
Temendo lβintervento di Washington, che nel 1951 aveva firmato con le Filippine un accordo di mutua difesa (Trattato di Manila), aveva preferito optare per un low profile che le consentisse di agire indisturbata nella sorveglianza dellβarea e nellβestrazione delle sue risorse.
A fasi alterne, la Repubblica Popolare ha agito in modo ambiguo, rafforzando la propria presenza nella regione senza provocare reazioni militari dirette da parte dei vicini. Spesso impiegava, e impiega tuttβoggi, pescherecci finanziati dallo Stato per pattugliare le acque contese, cosΓ¬ che gli altri attori non potessero rispondere militarmente senza andare in contro all'escalation.
Infatti ai pescherecci, seppur finanziati dal governo cinese, Γ¨ concesso di navigare senza particolari complicazioni in quanto imbarcazioni civili.
La Cina si fa piΓΉ assertiva
A seguito del consolidarsi della potenza economica cinese a livello globale, Pechino ha mutato strategia, adottando un atteggiamento piΓΉ intimidatorio. A partire dal 2014 ha avviato un'intensa attivitΓ di bonifica dellβarea, costruendo isole artificiali di sabbia e cemento e installando infrastrutture militari.
Stando alle dichiarazioni ufficiali si tratterebbe di strutture civili (centri di ricerca, installazioni di soccorso, avamposti meteorologici), ma le immagini satellitari rivelano con certezza la militarizzazione delle isole.
Sembrerebbe che Pechino abbia costruito circa 7 avamposti in soli 2 anni. Contemporaneamente, lβirrobustimento della guardia costiera cinese ha fatto sΓ¬ che questa assumesse i connotati di una βmarina militare mascherataβ. Nel 2021, si Γ¨ giunti ad approvare una legge che autorizza la Guardia Costiera a impiegare la forza contro le navi straniere che navighino nelle acque rivendicate da Pechino.
In conseguenza di ciΓ², da circa un decennio il Mare Cinese Meridionale Γ¨ diventato teatro di manifestazioni di presenzialismo ed esercitazioni di potenza navale da parte dei vari attori coinvolti, in particolar modo da parte delle Filippine e del Vietnam.
Nel 2016 Manila, insofferente rispetto alle frequenti incursioni di navi cinesi nelle proprie acque territoriali, aveva portato la questione dinanzi alla Corte Permanente di Arbitrato dellβAja (Pca).
La Corte escluse che le rivendicazioni cinesi sulla regione avessero basi legali e chiarΓ¬ che linea a nove tratti non aveva alcuna validitΓ secondo il diritto internazionale, nello specifico con riferimento alla convenzione Onu sul diritto del mare. La sentenza, pur confermando lβavvenuta violazione della sovranitΓ filippina, non ha fatto desistere Pechino, che continua a sostenere la vigenza della propria linea di demarcazione.
Sotto la presidenza di Rodrigo Duterte il governo filippino aveva deciso di allentare la presa, adottando una politica di appeasement nei confronti del gigante asiatico.β La politica Γ¨ mutata nel 2022, a seguito dell'elezione di Ferdinand Marcos Jr., quando Manila ha nuovamente intrapreso una strategia di rafforzamento dei legami con Washington, firmando accordi di condivisione dellβintelligence militare e di sostegno per la Difesa.
Intanto, sia l'amministrazione Biden che l'amministrazione Trump hanno confermato la vigenza del trattato di mutua difesa, ricordando a Pechino che, in caso di disputa, vantano un titolo per intervenire a sostegno di Manila.
La strategia di contenimento della Cina
Le azioni assertive della Cina hanno stimolato una risposta coordinata da parte di altri attori della regione, contribuendo alla creazione di coalizione regionali: nel 2017 Australia, Giappone, India e Stati Uniti si sono uniti nel quadrilatero dell'Indo-Pacifico (Quad) con lo scopo di contenere l'espansionismo cinese nella regione.
Come conseguenza della crescente presenza di potenze intermedie nellβarea, sono aumentate le manovre pericolose e gli incidenti tra imbarcazioni. Mentre i pescherecci cinesi presidiano la regione, agendo come estensione della presenza cinese in quelle acque, tra il marzo e lβaprile 2024, la Guardia Costiera ha utilizzato cannoni ad acqua contro imbarcazioni filippine.
Intanto, con lo scopo di resistere allβespulsione forzata, il governo di Hanoi ha significativamente intensificato le attivitΓ di costruzione nelle Spratly e ha proceduto a un massiccio rafforzamento delle infrastrutture militari.
Le Filippine hanno intensificato la cooperazione difensiva con lβIndia, procedendo a esercitazioni congiunte su larga scala e siglando accordi di fornitura militare per 375 milioni di dollari. Nell'aprile 2025, Nuova Delhi ha consegnato il secondo lotto di missili supersonici BrahMos al governo filippino.
In un momento storico in cui la risalente competizione tra Washington e Pechino Γ¨ piΓΉ aspra che mai, il Mare Cinese Meridionale rappresenta uno degli hot spot nei quali lo scontro potrebbe potenzialmente concretizzarsi.
Le potenze regionali temono che un errore di calcolo da parte di una delle due macro-potenze possa condurre ad unβescalation di tensioni. Data anche la vicinanza con Taiwan, se la tensione divenisse scontro, la regione si convertirebbe in un focolaio di conflitto.
Alle recenti dichiarazioni rilasciate da Trump in occasione delle esercitazioni Balikatan, che ha definito Β«manovre necessarie a difendere la sovranitΓ filippinaΒ», Pechino ha risposto accusando Washington di minacciare la stabilitΓ regionale. In campo commerciale, il gigante asiatico sta giΓ dando prova di non avere piΓΉ alcun interesse nel tentare di evitare il conflitto aperto con Washington.
CiΓ² induce a pensare che, a maggior ragione con riguardo a una questione di sovranitΓ territoriale, la potenza cinese non arretrerebbe nelle sue posizioni, innescando una catena dβeventi potenzialmente letale per gli equilibri globali.
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