🇮🇹🛰️ La corsa Italiana allo spazio
Come si muove l'Italia nel settore aereospaziale; In più: l'Italia nel mondo questa settimana
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🇮🇹🛰️ Le ambizioni spaziali dell’Italia
🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
🌍🔥 Cosa è successo nel mondo questa settimana
🇮🇹🛰️ Le ambizioni spaziali dell’Italia
di Michele Ditto
La prima Legge italiana sullo spazio e sulla space economy è stata approvata poco più di un mese fa in Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali, Adolfo Urso.
La corsa italiana allo spazio non comincia certo dall’approvazione di questo disegno di legge, ma la regolamentazione di un settore che sta attirando sempre più attenzioni e capitali risulta fondamentale al fine di accelerarla.
Come riporta il sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy, il provvedimento, collegato alla legge di bilancio, colma un vuoto nell’ordinamento, regolando l’accesso allo spazio da parte dei privati.
In particolare, viene prevista la necessità di un’autorizzazione sia per gli operatori stranieri che intendono condurre attività spaziali dal territorio italiano, sia per quelli nazionali che operano da un territorio estero. L’Agenzia spaziale italiana (Asi) è incaricata della vigilanza sugli operatori: in caso di non rispetto delle disposizioni di legge, il permesso sarà revocato.
La legge prevede inoltre l’elaborazione di un piano nazionale per l’economia dello spazio, che includa la valutazione e la quantificazione dei fabbisogni del comparto, per individuare gli investimenti finanziabili attraverso risorse pubbliche e contributi privati.
Per giunta, a supporto del settore viene istituito un fondo per la space economy con carattere pluriennale, che mira a promuoverne le attività, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi, basati sull’uso di tecnologie spaziali e sull’utilizzo commerciale di queste ultime.
Come l’Italia si è avvicinata allo spazio
Il rapporto tra l’Italia e lo spazio comincia nel 1962 con il Progetto San Marco, ideato da Luigi Broglio, considerato oggi il padre dell’astronautica italiana. Si trattava di un programma di collaborazione tra Italia e Stati Uniti nella ricerca scientifica e nella sperimentazione in orbita.
Il progetto segnò l'inizio dell'era spaziale italiana: infatti, il lancio del San Marco 1 il 15 dicembre 1964 portò l'Italia ad essere il quinto Stato a progettare e mettere in orbita un satellite artificiale dopo Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Raggiunto il massimo sviluppo con il lancio del San Marco 2 nel 1967, il progetto entrò in una fase difficoltosa che degenerò in certi momenti in una completa paralisi.
Le cause principali riguardavano la crisi economica negli anni Settanta e il crescente disinteresse della Nasa per il lancio di altri satelliti di piccole dimensioni, dato il progressivo affermarsi del programma Space Shuttle. Ad ogni modo, il progetto procedette fino al lancio del satellite San Marco 3 il 28 aprile 1971 e San Marco 4 il 18 febbraio 1974.
Quattro anni dopo, nel 1978, il Centro Ricerche Aerospaziali si concentrò assieme alla Nasa sul programma spaziale San Marco D. Il progetto prevedeva la creazione di due satelliti e il loro posizionamento in due orbite distinte.
Tuttavia, i finanziamenti disponibili permisero la creazione di uno solo dei due satelliti, ovvero il San Marco D/L, il cui lancio avvenne il 25 marzo 1988. Dopo questo esperimento, non vi sarebbero stati più altri lanci di satelliti o di razzi.
Nello stesso anno della chiusura del progetto San Marco, nasceva l’Agenzia spaziale italiana con sede a Roma e centri operativi a Matera e Malindi, in Kenya – base affidata all’Asi nel 2004 dove si trova la piattaforma di lancio San Marco, utilizzata per tutti i lanci dal 1967 in avanti. L’Asi conta oggi su un organico di quasi 400 dipendenti e un budget annuale di circa un miliardo di euro.
L’avventurismo spaziale dell’Italia ha reso il nostro Paese il secondo a livello europeo per numero di satelliti in orbita. Da ultimo, Il 31 gennaio 2022 è stato lanciato da Cape Canaveral il secondo satellite italiano di nuova generazione Cosmo-SkyMed, parte di una costellazione composta da sei assetti per l’osservazione radar della Terra.
Cruciale è anche la partecipazione di Roma all’Agenzia spaziale europea (Esa), nata nel 1975 e con sede a Parigi. L’Italia figura come il terzo contributore a livello europeo dietro a Francia e Germania, finanziando l’agenzia per il 14,1% del totale, ovvero circa 680 milioni di euro.
Negli anni l’Esa si è resa protagonista di molte missioni di successo, come Euclid, un telescopio per lo studio dell’universo oscuro, e Gaia, un satellite catalogatore di stelle. Da ultimo, il programma Ariane, volto alla creazione di un razzo vettore europeo, con l’ultimo lancio avvenuto il 9 luglio.
L’Italia può acquisire la leadership del settore spaziale?
Il settore spaziale è cresciuto enormemente negli ultimi anni: nel 2020 valeva 450 miliardi di dollari, con un aumento del 7% annuo nell’ultimo decennio. La banca d’investimenti americana Morgan Stanley lo quota addirittura fino a mille miliardi in 20 anni, e altre stime sono ancora più ottimistiche.
L’Italia gode di un discreto vantaggio in questo settore, dato che possiede la filiera completa del settore spaziale: dalla costruzione di razzi vettori e satelliti, fino all’acquisizione di dati dallo spazio e gestione di immagini e big data.
Accanto alle grandi imprese del settore, come Thales Alenia Space e Telespazio, entrambe partecipate da Leonardo, esistono comparti specializzati in cui stanno prendendo slancio piccole e medie imprese, rispettivamente il 75% e il 12,8% dell’intera filiera produttiva.
Ad esempio, D-Orbit, nata per tentare di risolvere il problema dei detriti spaziali e ora presente a livello internazionale, in notevole espansione. L’aerospazio è quindi uno dei settori dell’economia in cui la Penisola può ambire a occupare una posizione di rilievo mondiale.
Il fatto che la Penisola presenti una filiera verticalizzata ma parcellizzata è sia un vantaggio che un rischio. Questa struttura è sicuramente utile in termini di diffusione delle idee e delle innovazioni tipiche di un settore posizionato sulla “frontiera tecnologica”, ma a livello di mantenimento di competitività è un rischio sostanziale.
Il pericolo è infatti che il settore sia finora rimasto relativamente competitivo grazie agli investimenti del passato, ma che rischi in futuro di perdere terreno rispetto ad attori esteri.
L'Italia continua comunque a consolidare la sua posizione nel suddetto campo, anche attraverso l’allocazione di ingenti risorse: a dicembre del 2022, Roma ha stanziato 3,1 miliardi di euro durante la riunione del Consiglio dell'agenzia spaziale europea.
Questo investimento ha collocato l’Italia al secondo posto, insieme alla Francia e subito dietro la Germania, per quanto riguarda i programmi obbligatori spaziali, e al primo posto per quanto riguarda quelli opzionali.
A livello nazionale, Roma ha invece destinato 2,3 miliardi di euro in più all'Asi e ha avviato un piano di investimenti per sfruttare i due miliardi di euro per lo spazio inseriti nel Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr).
Complessivamente, con un totale di circa 7,3 miliardi di euro previsti per i programmi spaziali fino al 2026, l'industria spaziale italiana sembra pronta a registrare una notevole crescita nel futuro prossimo.
Per approfondire
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🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
Sono sei le raccomandazioni che l’Italia ha ricevuto dalla Commissione europea sul rispetto dello stato di diritto e la libertà di stampa. Nel report presentato, Bruxelles raccomanda a Roma di impegnarsi nella digitalizzazione per tribunali penali e procure; adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interessi e istituire un registro operativo per le lobby; regolamentare le informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali; tutelare i giornalisti e garantire l'indipedenza dei media; creare un'istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi Onu.
Sono soltanto due, su un totale di 34, le materie prime critiche che si estraggono in Italia. È quanto emerge dalla nuova banca dati sulle risorse minerarie redatto dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. In base alle rilevazioni condotte nei mesi scorsi, sono 76 le miniere attive in Italia. Di queste, ventidue estraggono almeno una delle materie prime classificate come «critiche» dall’Unione europea.
In Italia la popolazione residente è in decrescita: da circa 59 milioni al 1° gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080. E' quanto emerge dagli ultimi dati dell'Istat. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050. Con un'età media di 51,5 anni entro il 2050, nel Mezzogiorno ci sarà un processo di invecchiamento più rapido.
Nella partita per gli incarichi in Europa Antonio Tajani rivendica per l'Italia un commissario di peso in Commissione europea. "L' Italia è un Paese fondatore dell'Unione europea, della quale è la seconda manifattura e la terza economia […] l'Italia ha diritto ad avere un commissario con un portafoglio importante e direi anche con l'incarico di vicepresidente della Commissione europea. A questo proposito il ministro cita Raffaele Fitto.
Come da tradizione si è svolta presso il Quirinale la cerimonia del Ventaglio, momento in cui il Capo dello Stato saluta i giornalisti della stampa parlamentare a conclusione di un anno di lavoro comune e prima delle ferie estive. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha colto l'occasione per parlare della rilevanza della libertà e del pluralismo dell'informazione e della situazione indecorosa in cui oggi vivono le carceri. Nel suo discorso ha anche insistito sull'urgenza di nominare il quindicesimo giudice costituzionale e ha ribadito l'importanza di sostenere l'Ucraina.
🌍🔥 Cosa è successo nel mondo questa settimana
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Israele colpisce gli Houthi ad Hodeidah come rappresaglia per il drone yemenita contro la capitale. Con il conflitto a Gaza in corso e i venti di guerra sul Libano, le risorse di Tel Aviv si assottigliano
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Nominato uno spagnolo per il ruolo richiesto da Meloni. Roma si sente tradita, ma il Mediterraneo non è più una priorità per la Nato (e l'Ue)
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