🇯🇵🇰🇷 L'Asia defeziona il summit della Nato
A rischio la cooperazione strategica tra la regione euro-atlantica e quella indopacifica; incontra Aliseo a Roma
Nell’uscita di oggi
🇯🇵🇦🇺🇰🇷 Perché Giappone, Australia e Corea del Sud non hanno partecipato al summit della Nato
📅👁️ Aliseo racconta il futuro dell’intelligence a Roma
🇯🇵🇦🇺🇰🇷 Perché Giappone, Australia e Corea del Sud non hanno partecipato al summit della Nato
di Michele Ditto
I massimi vertici di Giappone, Corea del Sud e Australia hanno defezionato il vertice della Nato all’Aia dello scorso 25 giugno. Si tratta di un’assenza significativa, che mette in crisi uno degli obiettivi principali del summit nei Paesi Bassi: quello di rafforzare la cooperazione tra la regione euro-atlantica e quella indopacifica.
Le motivazioni dietro la scelta di non presenziare al vertice non sono del tutto chiare, ma si ipotizza, basandosi su varie dichiarazioni e situazioni attuali, che i principali partner indo-pacifici dell'Alleanza Atlantica – esclusa la Nuova Zelanda, che ha partecipato all’evento – siano in disaccordo con la politica estera di Donald Trump.
I motivi dietro l’assenza del Giappone e dell’Australia
L’assenza più evidente è stata quella di Shigeru Ishiba. Secondo quanto riportato da Reuters, il premier giapponese ha preso la decisione di non partecipare a seguito dei raid statunitensi contro l’Iran, Paese con il quale Tokyo ha sempre avuto discrete relazioni.
Tuttavia, questa non è stata avanzata come la vera motivazione dietro la scelta di Ishiba. Le autorità nipponiche sono infatti rimaste abbastanza vaghe sulla questione. Il ministro degli Esteri giapponese ha detto che «varie circostanze» hanno portato alla cancellazione dell’incontro.
In realtà, si ritiene che la vera ragione sia legata al deteriorarsi delle relazioni tra Tokyo e Washington su temi di commercio e Difesa. La questione dei dazi, che superano il 50% per il settore automobilistico, rimane irrisolta e pesa sui rapporti tra i due Paesi.
L'impatto delle tariffe ha infatti colpito duramente Tokyo, al punto che Ishiba ha definito la situazione una "crisi nazionale". L'export di automobili giapponesi è stato gravemente colpito, con case automobilistiche come Toyota e Nissan che stanno lottando per gestire l'aumento dei costi.
A complicare il quadro, gli Stati Uniti hanno chiesto al Giappone di aumentare la spesa militare fino a una cifra compresa tra il 3,5% e il 5% del Pil, superando il 3% inizialmente concordato.
Tale richiesta, secondo il Financial Times, sarebbe arrivata da Elbridge Colby, alto funzionario del Pentagono, e avrebbe indotto Tokyo a cancellare un incontro di alto livello previsto per discutere della questione.
«Il Giappone decide autonomamente il proprio budget per la difesa», ha poi dichiarato Ishiba al parlamento. «Non dovrebbe essere deciso sulla base di ciò che gli altri Paesi gli dicono di fare».
Lo stesso Colby è stato al centro di polemiche anche in Australia, avendo sollevato dubbi sul progetto Aukus, che prevede la fornitura a Canberra di sottomarini a propulsione nucleare. La revisione del patto mira a verificare la compatibilità di quest’ultimo con la nuova politica America First dell'amministrazione Trump.
Attualmente, la capacità produttiva statunitense di sottomarini nucleari classe Virginia è infatti insufficiente a soddisfare le sole esigenze strategiche di Washington e dunque non vi sono garanzie che entro il 2032 gli Stati Uniti possano avviare le consegne alla Marina australiana.

Il governo sudcoreano è ancora troppo debole per incontrare Trump
Per quanto riguarda il neoeletto leader sudcoreano, Lee Jae-myung, la sua mancanza ha suscitato speculazioni. Il portavoce presidenziale, Kang Yoo Jung, ha dichiarato che Lee ha ritenuto «semplicemente impossibile» partecipare all’incontro, citando «una concomitanza di urgenti questioni interne».
Tuttavia, secondo quanto scritto da Schoni Song su The Diplomat, l'assenza potrebbe essere spiegata dal fatto che il nuovo governo di Lee è ancora in via di definizione, con molte posizioni di vertice ancora da confermare. Inoltre, sembrerebbe mancare un team negoziale adeguatamente preparato.
Linee politiche poco chiare e una situazione interna instabile avrebbero quindi potuto compromettere la credibilità di Lee in un summit internazionale. In particolare, ciò avrebbe potuto renderlo vulnerabile a pressioni significative da parte di Trump, specialmente riguardo eventuali impegni ritenuti prematuri.
Gli Stati Uniti chiedono troppo ai loro alleati?
Christopher Johnstone, ex funzionario della Casa Bianca sotto l'amministrazione Biden e attualmente consulente strategico presso Asia Group, ha sottolineato che la mancata presenza dei leader di Australia, Giappone e Corea del Sud rappresenta, almeno per il momento, una frattura simbolica nel collegamento tra la sicurezza europea e quella dell'Indo-Pacifico.
«Sebbene sembri che la causa principale del ritiro di Ishiba sia stata la sua incapacità di ottenere un incontro con il presidente Trump, è anche probabile che tutti e tre i leader vedano scarso vantaggio nel partecipare a un incontro che vedrà un'intensificazione della pressione degli Stati Uniti sugli alleati affinché aumentino la spesa per la difesa», ha affermato Johnstone.
È un punto di vista condiviso anche da Zack Cooper, esperto di sicurezza asiatica presso l'American Enterprise Institute.
Cooper ha sottolineato come le aspettative poco realistiche dell'amministrazione Trump sui livelli di spesa per la Difesa richiesti agli alleati asiatici rischino di produrre effetti negativi, mettendo a rischio i rapporti di Washington con alcune delle principali capitali del Pacifico.
Gli alleati asiatici continuano infatti a incontrare difficoltà nell'adattarsi alla nuova realtà delle relazioni internazionali, colta invece dall’Europa, da più di tre anni alle prese con una guerra su larga scala nel Continente. Per questo motivo, giustificare ulteriori fondi alla Difesa risulta difficile nel contesto Indo-Pacifico.
Sebbene la Cina rappresenti una minaccia concreta per la stabilità regionale, la situazione attuale non è ancora tale da costringere i Paesi asiatici a un confronto quasi esistenziale tra le priorità della sicurezza e quelle del benessere economico.
📅👁️ Aliseo racconta il futuro dell’intelligence a Roma!
Il 1° luglio a Roma, Aliseo organizza – in collaborazione con l’Associazione Nectere – un evento dedicato al futuro dell’intelligence.
Insieme a Niccolò Petrelli, professore di Studi Strategici presso l’Università di Roma Tre, tracceremo un quadro del mondo dei servizi segreti e del loro ruolo nel modellare le dinamiche geopolitiche globali.
🪖 Di cosa parleremo?
Conflitti come quello in Ucraina o lo scontro tra Israele e l’Iran hanno visto un enorme numero di operazioni da parte degli agenti di intelligence: sabotaggi, attacchi con droni, ma anche raid mirati contro la leadership avversaria e sofisticate azioni di controspionaggio.
Insieme al Professore Petrelli parleremo non solo di questi teatri lontani, ma anche del mondo dell’intelligence italiana, esaminando le criticità, le eccellenze e il dibattito sulle future riforme che interesseranno i servizi segreti italiani.
Nel corso dell’evento parleremo di come le nuove tecnologie – a partire dall’intelligenza artificiale – stanno rivoluzionando le operazioni di intelligence, tra rischi, aggiornamenti necessari e future opportunità.
📌 Come sarà strutturato l’evento?
L’evento si terrà martedì 1° luglio a partire dalle 18.30 presso i locali di Misto, in Via Fezzan 21. Dopo gli interventi, invece, sarà messo a disposizione uno spazio per le domande e le osservazioni da parte del pubblico.
Conclusa la conferenza, ci sarà un momento dedicato al networking, in cui sarà possibile entrare in contatto con gli ospiti, gli altri partecipanti, i membri della redazione di Aliseo e dell’Associazione Nectere.
Conoscere il pubblico di lettori è un pezzo fondamentale dell’approccio giornalistico di Aliseo e tutti i nostri redattori saranno più che felici di rispondere alle tue domande e aggiornarti sui progetti futuri!
✅ L’evento ha un costo di 10 euro a persona e include una consumazione con snack per ogni partecipante
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