🇷🇺 L'indottrinamento russo nelle scuole
La nuova pedagogia nazionale russa; la settimana in Italia e nel mondo
Nell’uscita di oggi
🇷🇺 Patriottismo e militarismo, come l’educazione russa plasma i giovani per le battaglie di domani
🌍🔥 Cosa è successo nel mondo questa settimana
🇷🇺 Patriottismo e militarismo, come l’educazione russa plasma i giovani per le battaglie di domani
di Carlo Andrea Mercuri
Quando una Nazione si trova coinvolta in un conflitto, la pedagogia nazionale assurge a elemento di importanza fondamentale.
Se poi il Paese ha uno spirito imperiale radicato nel suo midollo come è per la Russia è facile che la suddetta pedagogia assuma carattere propagandistico e indottrinante.
Dal 24 febbraio 2022, inizio dell’Operazione Militare Speciale che ha portato le truppe di Mosca a invadere l’Ucraina, la Russia ha coltivato una narrazione del conflitto assimilabile a una crociata del Cremlino contro l’Occidente unito.
Ciò in virtù dell’aiuto fornito da Washington e dagli alleati a Kiev, nel contrastare l’avanzata di Mosca, altrimenti inarrestabile.
Questa narrazione perpetrata dal Cremlino è funzionale a giustificare l’enorme sforzo che la Russia e i suoi cittadini stanno compiendo nel proseguire nel conflitto, il quale ha pervaso i gangli della società russa sotto tutti gli aspetti. Alla militarizzazione dell’industria ne è progressivamente seguita una sociale, che impatta i russi fin dalla giovane età.
L’obiettivo è quello di plasmare una generazione all’ultranazionalismo, al fine di mantenere una base solida di appoggio all’ordine costituito e al contempo di ingrossare i ranghi delle forze armate nel prossimo futuro.
Putin e l’establishment russo sono ben consapevoli di non poter tornare indietro dopo l’inizio dell’invasione ucraina e il conseguente direzionamento della società, specialmente tra le sue giovani leve, è strumento funzionale a garantire la sopportazione del peso imperiale per una società sempre più anziana.
L’età media in Russia oggi si attesta sui 40.3 anni ed entro fine secolo è destinata a salire ulteriormente. A ciò si associa un decremento demografico, lento ma costante negli ultimi anni, che fiacca le ambizioni imperiali del Cremlino.
Un conflitto, quello in corso in Ucraina iniziato per eradicare il nazismo montante nel Paese, questa la giustificazione ideologica sciorinata alla popolazione russa da Putin e dai siloviki, i poteri forti dello Stato. Giustificazione quasi paradossale se si analizza l’indottrinamento a cui vengono sottoposte le giovani generazioni di russi oggi.
Come ha sottolineato la politologa russa Ekaterina Schulmann «l’indottrinamento ideologico degli adolescenti è una delle aree dove lo Stato russo diviene più vicino a un sistema totalitario».
Le radici dell'indottrinamento di Stato russo
La scelta di plasmare l’educazione delle giovani leve, permeando la società e gli istituti scolastici di elementi ultranazionalisti e militaristici, non è né una novità né una prerogativa esclusivamente russa. Regimi reazionari del passato avevano già percorso questo sentiero.
L’Italia fascista e la Germania nazista istituirono ambedue associazioni giovanili paramilitari, durante i rispettivi regimi. Nel nostro Paese, la fascistizzazione della società nei suoi ranghi più giovani fu sintetizzata nell’Opera Nazionale Balilla.
Essa aveva il compito di educare i giovani italiani, da un punto di vista spirituale, militare e ginnico in base ai dettami dell’ideologia fascista. Di analogo scopo la controparte tedesca, la Hitler Jugend, fondata con lo scopo di indottrinare i bambini tedeschi all’ideologia nazista e alla vita militare.
Associazioni giovanili come il Komsomol hanno funto in Unione Sovietica da base associativa per i giovani comunisti costituendo, secondo lo statuto, supporto attivo e riserva del Partito Comunista sovietico fino alla dissoluzione dell’Urss.

La Russia di fine millennio, dopo il periodo caotico collegato al collasso dell’Urss e alla successiva era eltsiniana, trova in Vladimir Putin l’alfiere per una rinascita dello Stato. La pedagogia nazionale recupera elementi della tradizione russa, imperiale e pre-imperiale, innestando nella popolazione il concetto di “Stato forte”.
Funzionale a garantire un cambiamento, dopo l’anarchia e la disgregazione politica del post-guerra fredda, il concetto di Stato Forte è «fonte e garanzia dell’ordine» come ammesso dallo stesso Putin sulle pagine della Nezavisimaja gazeta, al volgere del XIX secolo.
In tale contesto assumeva ruolo centrale l’educazione storica delle genti russe, considerata da sempre materiale sensibile al Cremlino.
Già nel 2013 Putin proponeva l’adozione di un testo unico all’interno della Federazione, mossa ipotizzata al fine di rimuovere i libri di storia contemporanea in circolazione, spesso importati in Russia o pubblicati grazie a finanziamenti esteri.
Alla fine si sarebbe propeso per una semplice standardizzazione del materiale didattico, comunque permeata da un’ideologia revisionista, di stampo smaccatamente patriottico.
Il deterioramento dei rapporti con l’Occidente innestatosi nell’ultimo decennio non fa che accelerare questo percorso, con l’insegnamento storico che assume contorni geopolitici, con attori quali Unione Europea, Nato e Stati Uniti accusati di relegare la Russia a potenza regionale (celebre il discorso di Obama in tal senso), nonostante il suo passato imperiale e la sua crescente proiezione globale.
Un impianto pedagogico quello russo che oggi si distanzia dalla visione eurocentrica del mondo, ponendo maggiore enfasi su altre latitudini, dall’Asia all’Africa, fino all’America Latina.
Segnale di come a Mosca si tenti di smarcare la Russia dalla sua dimensione europea, sempre più distante a causa dei dissapori con un Occidente mai stato in grado di capire nel profondo l’animo e le ambizioni russe.
La guerra in Ucraina come catalizzatore per l’educazione putiniana
Sin dal suo primo mandato, Putin e la sua cerchia hanno tentato di inculcare un’ideologia di Stato nelle menti dei giovani russi, investendo in associazioni pro-governative ad essi rivolte, trovando però alterne fortune.
Il deterioramento dei rapporti con l’Occidente, dopo l’annessione della Crimea prima e lo scoppio del conflitto ucraino poi hanno funto da catalizzatore, garantendo nuovo slancio al Cremlino nel suo sforzo educativo.
Nel 2016 viene fondata la Yunarmiya, un’associazione giovanile gestita direttamente dal ministero della Difesa che viene descritta come un ibrido tra gli scout e un programma per l’addestramento di una riserva militare.
A questo “esercito giovanile” possono partecipare tutti i cittadini russi tra gli 8 e i 17 anni da quasi tutti i territori della Federazione (la Yunarmiya vanta uffici amministrativi in 85 su 89 soggetti federali) oltre che nell’estero vicino russo, dall’Armenia al Kazakhstan.
Nel 2020 questa armata dei giovanissimi contava circa 700mila iscritti (più che raddoppiato rispetto all’anno della sua fondazione), numero che con l’esacerbarsi delle relazioni tra la Russia e l’Occidente è salito oggi a oltre 1.3 milioni di effettivi.
Ad aumentare non sono stati solo gli iscritti a queste associazioni governative paramilitari. Le spese per plasmare la pedagogia nazionale sono state oggetto di un incremento sensibile dal 2014 ad oggi. Basti pensare che nel corso dell’ultimo lustro, le stesse sono passate dai circa 30 milioni di euro del 2021 agli oltre 450 del 2024.
Dallo scoppio del conflitto i libri di testo scolastici hanno subito un processo di revisionismo funzionale ad allineare gli stessi alla politica estera di Mosca, ponendo particolare enfasi sulla riconquista degli storici territori appartenenti al Russkiy Mir (mondo russo) come l’Ucraina.
Emblematico in tal senso è il nuovo testo di storia contemporanea russa, presentato dal ministro per l’educazione russo Sergey Kravtsov nell’estate del 2023 il cui compito pedagogico risiede nello spiegare agli scolari «gli obiettivi (dell’offensiva in Ucraina, come) smilitarizzazione e denazificazione».
Il libro riscrive e reinterpreta gli eventi dal 2014 ad oggi, dall’annessione della Crimea all’inizio dell’Operazione militare speciale, sottolineando come l’obiettivo principale dell’Occidente sia la destabilizzazione della Russia.
Veterani e armi nelle scuole russe
La nuova dottrina pedagogica russa non si limita però solamente alla carta stampata. Le scuole russe stanno subendo una graduale trasformazione, che le rende fucine dell’ultranazionalismo.
Ogni settimana viene praticato il cerimoniale della bandiera con inno russo al seguito, con gli insegnanti che sono tenuti a tenere “conversazioni su ciò che è importante”, come l’amor patrio o aspetti fondamentali della Russia contemporanea, inclusa la guerra in Ucraina.
Al Cremlino si è posta molta enfasi sull’utilizzo dei veterani di guerra nel contesto scolastico. Questi, che oggi popolano le scuole russe, surrogano per diverse ore insegnanti e lezioni tradizionali, insegnando tecniche militari ai giovani studenti, come l’addestramento al maneggiamento di droni e fucili Kalashnikov.
Di ritorno dal fronte, questi veterani vengono integrati nelle scuole dal ministero dell’istruzione di Mosca per garantire la trasmissione di valori patriottici tramite iniziative come “Il tuo Eroe”.
Grazie a questo progetto i giovani russi entrano in contatto diretto con i reduci di guerra che spiegano loro il conflitto, tramite video dal fronte, lezioni di patriottismo e prove dell’equipaggiamento militare.
Il tutto a detrimento di ore di lezione classiche, accantonate parzialmente per rispondere alle esigenze patriottiche della Russia di oggi. Agli insegnanti e al personale scolastico viene delegato l’ingrato compito di farsi delatori di eventuali comportamenti antipatriottici da parte degli studenti.
Comportamenti non ortodossi, che possono andare dal non schierarsi apertamente con la Russia nella guerra in Ucraina, fino alla semplice scelta di vestiti richiamanti tonalità sgradite (giallo e blu) possono portare a sanzioni da parte delle autorità.
Le ragioni dietro questa svolta militaristica del settore educativo russo si evincono facilmente. Mantenere una forza armata numericamente imponente, assicurando allo Stato una rapida mobilitazione di massa è una componente chiave della strategia di difesa nazionale russa, che (anche) grazie a essa mantiene un potere deterrente.
In questo quadro non sorprende come il sistema scolastico venga reso un bacino di reclutamento e di sostegno alle forze armate, con lo Stato impegnato nello sforzo di inculcare nei giovani russi una visione positiva dell’esercito.
L’obiettivo è duplice: da una parte vi è l’imperativo di mantenere un numero di militari sufficiente a sostanziare il rinnovato appetito imperiale della Federazione, soprattutto se si guarda ai poco rassicuranti numeri sulla popolazione russa, che la vedono in recessione demografica (trend consolidato nel vecchio continente).
Dall’altra, l’esposizione delle giovani generazioni a informazioni riguardanti gli aspetti positivi della vita militare e dell’ideologia di Stato russo, si presta a creare quella base imprescindibile per assicurare alla Russia e a Putin un consenso per gli anni a venire.
Aristotele nel 300 a.C. disse: «datemi il bambino fino a sette anni e vi mostrerò l’uomo», frase che il filosofo utilizzò per mostrare l’importanza delle influenze infantili sullo sviluppo della coscienza e del carattere dell’individuo.
Un detto che a Mosca sembrano oggi aver assimilato, trasmesso nelle scuole e nelle associazioni giovani per garantire alla Russia rinnovata linfa imperiale.
🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha avuto un incontro bilaterale con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha sottolineato “l'importanza della solida e duratura partnership tra Stati Uniti e Italia". Lo si legge in una nota del Dipartimento di Stato.
Tra i principali partner commerciali dell’Italia, gli Stati Uniti hanno assorbito circa il 10% delle vendite all’estero del nostro Paese nel 2024. L’analisi svolta dall’Istat suggerisce che l’applicazione dei dazi preannunciati dal presidente Trump nei confronti dell’Ue potrebbe avere effetti rilevanti sull’Italia.
La tensione tra il Quirinale e il Cremlino continua a rimanere alta. La convocazione dell’ambasciatore russo in Italia da parte del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non ha fatto altro che "accentuare l’attenzione" sui "problemi" dell’Italia. Questa affermazione è stata fatta il 14 marzo dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
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A gennaio il debito pubblico italiano ha registrato nuovamente una crescita, mantenendosi comunque al di sotto della soglia dei 3mila miliardi raggiunta a novembre. Secondo i dati diffusi dalla Banca d'Italia, il debito è aumentato di 14,8 miliardi rispetto al mese precedente, attestandosi a 2.980,5 miliardi di euro.
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