🇺🇸🇵🇦 Perché Trump vuole il canale di Panama?
Quanto vale per gli Usa il canale tra Atlantico e Pacifico; la settimana in Italia e nel mondo
Nell’uscita di oggi
🇺🇸🇵🇦 Il canale di Panama ritornerà agli Stati Uniti?
🌍🔥 Cosa è successo nel mondo questa settimana
🇺🇸🇵🇦 Il canale di Panama ritornerà agli Stati Uniti?
di Michele Ditto
Negli ultimi giorni, il neoeletto presidente Donald Trump ha ripetuto più volte e in diverse occasioni che il canale di Panama tornerà sotto il controllo diretto degli Stati Uniti, 25 anni dopo la sua cessione all’omonimo Stato dell’America latina.
E non ha nemmeno escluso l’uso della forza militare per riprendersi quella che considera un’infrastruttura fondamentale per la sicurezza nazionale degli States.
È stato il trattato del canale di Panama, parte dei trattati Torrijos-Carter firmati a Washington nel 1977, a stabilire la fine del controllo americano su quest’infrastruttura strategica inaugurata nel 1920.
Già nel 1903, infatti, con il trattato Hay-Bunau Varilla Washington acquisiva la concessione per costruire il canale, la sua gestione e il possesso perpetuo di una fascia adiacente al suo percorso di 10 miglia di estensione su ogni lato.
Durante la storia, lo status del canale ha portato a tensioni e conflitti tra Panama e i vari governi americani. L'episodio più grave si è verificato nel 1964, quando scoppiarono delle rivolte per la sovranità sulla zona del canale – una manifestazione studentesca che rivendicava il diritto di issare la bandiera panamense accanto a quella statunitense – e che portarono alla morte di ventidue panamensi e quattro soldati statunitensi.
Nel 1989 si arrivò persino all’invasione di Panama durante la presidenza di George H. W. Bush. Una breve guerra per deporre il leader de facto del Paese, Manuel Noriega, per questioni apparentemente slegate allo status del canale – tra tutte il suo avvicinamento all’Unione Sovietica.
Diversi membri del Congresso avevano osservato come Noriega minacciasse la neutralità del canale e che per questo gli Stati Uniti avevano il diritto di intervenire militarmente per proteggerlo.
Perché è importante (per gli Stati Uniti) il canale di Panama
Prima della sua espansione nel 2016, che ne ha raddoppiato la capacità, il canale di Panama era largo 33 metri, uno in più rispetto alle più grandi navi statunitensi. I criteri di progettazione per i vascelli della Us Navy prevedevano infatti che il baglio massimo dovesse essere abbastanza piccolo da poter passare attraverso le chiuse originali del Canale di Panama.
La Marina militare americana, essendo gli Stati Uniti un Paese affacciato su due oceani, voleva infatti essere in grado di spostare rapidamente le sue navi tra i due.
La larghezza della classe Iowa – la più grande corazzata statunitense entrata in servizio nel 1943 e attiva durante la Seconda guerra mondiale – era di 32,92 metri. Al contrario, le dimensioni della classe Bismarck e della Yamato erano rispettivamente di 35 e 39 metri.
Solo la Iowa poteva passare attraverso il canale. Il punto è che tedeschi e giapponesi non avevano mai immaginato che le loro navi dovessero essere abbastanza strette da attraversare il canale di Panama per proiettarsi su due oceani.
L’importanza del canale di Panama per gli Stati Uniti risiede proprio nella capacità di garantire alla talassocrazia americana di spostare rapidamente le sue flotte dall’oceano atlantico a quello pacifico, o viceversa.
Il canale è ovviamente un asset strategico anche perché favorisce di gran lunga i commerci internazionali – ogni anno passano attraverso di esso circa 270miliardi di dollari di beni – ma è stato pensato e progettato soprattutto attraverso la lente dell’interesse militare.
Perché gli Stati Uniti lo rivogliono indietro proprio ora?
Trump ha giustificato la sua volontà di voler riprendere il controllo del canale di Panama adducendo la motivazione che adesso si troverebbe in mano alla Cina: «noi lo abbiamo dato a Panama, ma ora è dei cinesi» ha detto il tycoon in una conferenza stampa a Mar-a-Lago.
Il presidente di Panama, José Raul Mulino, non si è fatto intimorire e ha respinto al mittente la provocazione, negando oltretutto l’influenza cinese sul canale.
La penetrazione di Pechino in America latina è cosa nota ormai da tempo, anche se si tende a ignorare la questione con riguardo al caso specifico del canale di Panama.
A oggi la holding Hutchison Port Holdings, di proprietà della Cina, è socio di maggioranza in due porti situati all’entrata del canale, rispettivamente sulle due sponde oceaniche, ovvero il porto di Balboa e quello di Còlon.
Secondo R. Evan Ellis, professore di studi latino-americani presso l’Army War College, attraverso le compagnie cinesi che operano nei porti, le agenzie di intelligence di Pechino potrebbero tracciare qualsiasi movimento di naviglio, commerciale e non.
Questo potrebbe aiutare la Cina a capire dove colpire le rotte marittime durante un potenziale conflitto militare, o addirittura agire per limitare il traffico attraverso il canale.
Per giunta, anche se le autorità panamensi hanno rassicurato sulla questione, è chiaro che attraverso la quota di maggioranza a Còlon e Balboa Pechino ottiene informazioni privilegiate e sensibili, che potrebbero essere sfruttate per fini strategici contro gli Stati Uniti.
A ciò si aggiunge anche la membership del vicepresidente di Cosco Shipping, la multinazionale cinese di servizi di trasporto marittimo, nell’assemblea consultiva del canale.
Infine, secondo una clausola presente nei contratti di concessione, i controlli delle autorità di Panama su quello che succede all’interno dei porti controllati dalla Hutchison Port Holdings sono severamente limitati.
Questo ha alimentato teorie secondo le quali potrebbero esserci uffici dove vengono svolte attività segrete, segnatamente d’intelligence, da parte della Cina e ai danni degli Stati Uniti.
Il canale è comunque tuttora sotto la protezione militare delle Forze armate americane, garantita dal Trattato sulla permanente neutralità e operabilità del canale di Panama.
In base a questa convenzione, gli Stati Uniti hanno infatti il diritto di difendere il canale da ogni minaccia che possa interferire con la sua accessibilità continuata e neutrale alle navi in transito di tutte le nazioni.
Trump, qualora decidesse realmente di riprendere il canale con la forza – improbabile secondo chi scrive – potrebbe appellarsi a questo trattato, facendo ovviamente valere a suo sostegno la minaccia rappresentata dalla Cina.
Gli Stati Uniti hanno infatti riconsegnato il canale a Panama in un’epoca in cui il loro controllo su di esso non era messo a rischio da nessun’altra potenza. Una situazione che oggi è venuta meno e che potrebbe spingere Washington a tornare sui propri passi.
🇮🇹 Notizie dall’Italia nel mondo
È rientrata in Italia la giornalista Cecilia Sala detenuta nel carcere di Evin in Iran dallo scorso 19 dicembre. Ad accoglierla all’aeroporto di Ciampino la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nella nota di Palazzo Chigi si legge: “grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto sapere che non verrà più in Italia per la visita di Stato in programma dal 9 al 12 gennaio, per seguire gli sviluppi della grave situazione in cui si trova Los Angeles a causa dell’incendio senza precedenti che sta colpendo la città in questi giorni.
Parlando dalla sua residenza di Mar-a-Lago, Donald Trump ha affermato, con riguardo all’aumento delle spese militari tra i membri della Nato, che «tutti possono permetterselo, ma dovrebbe essere al 5% e non al 2%». Per arrivare al 5% del Pil in spese militari, l’Italia dovrebbe triplicare gli stanziamenti per la Difesa, passando da 32 a oltre 100 miliardi di euro.
Il governo italiano starebbe completando una trattativa con Starlink, il provider di comunicazioni satellitari di SpaceX, l’azienda di proprietà di Elon Musk, per mettere al servizio dell’Italia un sistema di telecomunicazioni sicuro e veloce. Se fosse conclusa, l’operazione sarebbe la più vasta operazione del suo genere in Europa e varrebbe 1,6 miliardi di dollari.
Si è dimessa la direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, che abbandonerà il suo incarico il 15 gennaio, con quattro mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale di maggio. La notizia è uscita il 6 gennaio ma, a quanto si apprende, la decisione sarebbe stata comunicata alla premier Giorgia Meloni con una lettera lo scorso 23 dicembre.
🌍🔥 Cosa è successo nel mondo questa settimana
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I ribelli filoturchi dell'Sna si scontrano con i curdi dell'Sdf, sostenuti dagli Stati Uniti. La sfida per Damasco è evitare di diventare un protettorato di Ankara
In Austria la destra radicale è a un passo dal governo
Falliscono le trattative per un esecutivo europeista: la destra di Fpo potrebbe andare al governo con i popolari. Così prende forma un blocco "filo-russo" in Europa centrale
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Il Pentagono chiede investimenti per costruire veicoli spaziali. Da anni, Washington sviluppa armi, jammer e satelliti per fermare Cina e Russia nel Cosmo
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